In
Emilia Romagna l’esperienza dei campi della legalità quest’anno coinvolge circa
150 ragazzi e ragazze che parteciperanno insieme ai volontari dello Spi. La
presenza del sindacato pensionati della Cgil non è solo di aiuto logistico e
organizzativo, ma punta a favorire il dialogo tra le generazioni per facilitare
il passaggio del testimone e avviare un cammino comune.
I campi
antimafia rappresentano pertanto un percorso educativo completo e complesso: la
formazione, le selezioni dei ragazzi, la scelta volontaria di parteciparvi a
spese proprie, la vita di comunità condivisa con generazioni diverse, le
molteplici attività che vengono proposte, dal lavoro agricolo a fianco dei soci
delle cooperative agli incontri con persone e istituzioni impegnate contro la
mafia, fanno parte dell’insieme di un percorso educativo di grande valore
sociale.
La
confisca dei beni appartenuti alla mafia da parte dello Stato e il loro
utilizzo in attività legali con finalità sociali rappresenta il vero colpo al
cuore delle organizzazioni mafiose. L’efficacia di questo strumento si fonda
sulla constatazione che dal carcere si potrà anche uscire, ma il bene
confiscato rimane confiscato per sempre, e testimonia che anche in quei luoghi
dove la criminalità ha spadroneggiato, è possibile cambiare e ricostruire la
tela della legalità, dello Stato democratico, del rispetto delle regole, dei
diritti delle persone. Il progetto dei campi diventa allora un’occasione
straordinaria di promozione e di diffusione della cultura della legalità e del
senso civico. È la cultura del fare che vede insieme giovani e anziani, che
come ha scritto una ragazza nel proprio diario in uno dei campi svolti l’anno
scorso «sono un incontro di culture, tradizioni, stili di vita diversi che
arricchiscono e fanno crescere non solo persone ma anche luoghi, affinché ci si
senta uniti in questo lungo e faticoso progetto di legalità. Questo futuro
spetta e appartiene a tutti coloro che credono nella bellezza del cambiamento».
Roberto
Battaglia
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