giovedì 21 giugno 2012

La bellezza del cambiamento


In Emilia Romagna l’esperienza dei campi della legalità quest’anno coinvolge circa 150 ragazzi e ragazze che parteciperanno insieme ai volontari dello Spi. La presenza del sindacato pensionati della Cgil non è solo di aiuto logistico e organizzativo, ma punta a favorire il dialogo tra le generazioni per facilitare il passaggio del testimone e avviare un cammino comune.

I campi antimafia rappresentano pertanto un percorso educativo completo e complesso: la formazione, le selezioni dei ragazzi, la scelta volontaria di parteciparvi a spese proprie, la vita di comunità condivisa con generazioni diverse, le molteplici attività che vengono proposte, dal lavoro agricolo a fianco dei soci delle cooperative agli incontri con persone e istituzioni impegnate contro la mafia, fanno parte dell’insieme di un percorso educativo di grande valore sociale.
La confisca dei beni appartenuti alla mafia da parte dello Stato e il loro utilizzo in attività legali con finalità sociali rappresenta il vero colpo al cuore delle organizzazioni mafiose. L’efficacia di questo strumento si fonda sulla constatazione che dal carcere si potrà anche uscire, ma il bene confiscato rimane confiscato per sempre, e testimonia che anche in quei luoghi dove la criminalità ha spadroneggiato, è possibile cambiare e ricostruire la tela della legalità, dello Stato democratico, del rispetto delle regole, dei diritti delle persone. Il progetto dei campi diventa allora un’occasione straordinaria di promozione e di diffusione della cultura della legalità e del senso civico. È la cultura del fare che vede insieme giovani e anziani, che come ha scritto una ragazza nel proprio diario in uno dei campi svolti l’anno scorso «sono un incontro di culture, tradizioni, stili di vita diversi che arricchiscono e fanno crescere non solo persone ma anche luoghi, affinché ci si senta uniti in questo lungo e faticoso progetto di legalità. Questo futuro spetta e appartiene a tutti coloro che credono nella bellezza del cambiamento».
Roberto Battaglia

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