Questa
estate abbiamo partecipato ai campi di lavoro nelle terre confiscate alla
criminalità organizzata. Questi campi sono presenti principalmente al sud: in
Puglia, Calabria, Sicilia, Campania e sono organizzati da Arci, Cgil, Spi Cgil
e Libera. L’esperienza dura 10-15 giorni e consiste nel lavorare nei campi la
mattina e assistere a incontri di formazione nel pomeriggio.
Per
questa prima esperienza abbiamo scelto il campo di Torchiarolo, in provincia di
Brindisi, nella villa e nelle terre confiscate a Tonino Screti, cassiere della
sacra corona unita. Quando siamo arrivati i coordinatori ci hanno subito
presentato gli altri campisti.
Sin dai primi giorni, tutti i membri del gruppo
sono stati disponibili e aperti al dialogo e questo ha facilitato da subito la
coesione tra di noi. Una cosa che ci ha colpito, infatti, è stato il rapido
sviluppo dell’amicizia, nonostante la timidezza iniziale. Alla fine del campo
ci siamo scambiati contatti e indirizzi e continuiamo a sentirci tuttora.
Ciò
che ci ha toccato di più sono stati gli incontri di formazione cui hanno
partecipato tra gli altri don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Alessandro
Leo, presidente della cooperativa che ci ha ospitato, Fabio Marini, presidente
dell’associazione antiracket. Ci hanno fatto capire come fare antimafia e come
gli abitanti del posto reagiscono alle continue minacce. Nonostante prima di
partire avessimo poco interesse al riguardo, poi ci siamo ricreduti.
Ora che
siamo tornati a casa vorremmo far capire alla gente quanto sia importante
lavorare in comunità, perché è l’unico modo per fare antimafia. Le persone che
quest’anno si sono messe in gioco hanno capito quanto lavorare insieme sia
importante anche per il concetto stesso di cittadinanza. Per questo pensiamo
che la prima cosa da fare sia parlarne a scuola e coi nostri amici.
Davide e Federico
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