venerdì 12 luglio 2013

Da Venezia a Parete in nome della legalità. Diario dal campo antimafia


Domenica 30 giugno 2013
Siamo partiti da Portogruaro nel primo pomeriggio diretti al campo di lavoro e solidarietà di Parete e Santa Maria la Fossa nel Casertano. Siamo Pietro Anese, Alida Bragatto, Luigina Pauletto, Loretta Piasentin e Rosanna Stefani; tutti componenti il direttivo della lega Lemene dello Spi del Portogruarese. Siamo convinti di essere diretti verso un lavoro importante ma molte sono ancora le incognite rispetto alle persone che incontreremo, i luoghi in cui alloggeremo e le difficoltà che potremo trovare.

Arriviamo ad Aversa, dopo nove ore di viaggio, con circa quaranta minuti di ritardo. Alla stazione ci aspetta Nello che, come previsto, per farsi riconoscere, porta un berrettino rosso simile a quello che porto io fornitomi dallo Spi.
Saliamo sul furgoncino con il quale arriviamo alla villa che fu di una delle amanti del boss della camorra Bidognetti. Un alto cancello chiude l’accesso al residence costituito da una serie di case a schiera tra le quali c’è anche quella di Bidognetti.
Ci aspettavamo una supervilla separata da altre abitazioni e lussuosa: si tratta invece di una normale casa a schiera tra tante altre. Il controllo del territorio – ci dice Nello – si fa vivendo nel territorio e questo i boss lo sanno bene. All’interno di questa abitazione del tutto normale c’è, però, una sala da bagno tutta di marmi, vasca con idromassaggio e doccia sauna. Fiori finti adornano due colonnine foderate di tessuto. Tutto molto lussuoso ma terribilmente kitsch. Ci colpisce anche il tipo di imposte della casa: tutte in ferro massiccio e dotate tutte di serrature di sicurezza. Ci rendiamo conto, però, che anche le altre abitazioni del residence e del paese hanno lo stesso tipo di imposte. Si capisce così che la preoccupazione per la sicurezza delle abitazioni sia, in questa zone, molto elevata.
Sappiamo che all’interno della casa in cui ci troviamo, nascosto sotto terra, c’è un bunker dove ripararsi in caso di irruzione dei carabinieri.
Vado subito alla ricerca dell’accesso a questo bunker e lo trovo in un sottoscala sotto il pavimento del garage. La cosa ci fa veramente impressione pensando alla vita del boss braccato a 35 anni come una bestia
Veniamo a sapere, il giorno dopo, che il suo arresto avvenne all’uscita di un lungo tunnel in mezzo alla campagna che partiva proprio da quel bunker che ora noi perlustravamo alla luce del nostro cellulare.
Bidognetti era il braccio armato della camorra, Sandokan, invece, il gestore e il manovratore dei capitali e dell’impero economico camorristico.

Lunedì 1° luglio 2013
Il mattino, dopo breve colazione, visitiamo i locali della scuola dove si trova una ben attrezzata cucina nella quale prepareremo i pasti per il gruppo di volontari e per gli immigrati della zona.
Capiamo subito che ai pranzi parteciperanno una quindicina di persone (i volontari), mentre la cena sarà preparata per un nutrito numero (imprecisato) di immigrati che vivono nel territorio e che, durante il giorno, lavorano prevalentemente nell’agricoltura della zona.
Fra questi, molti soci dell’associazione “Nero e non solo” che sta costituendo una cooperativa per regolarizzare il loro lavoro.
Fare questo, in terra di camorra, ci dicono essere una cosa burocraticamente e socialmente non facile e che richiede tempi molto lunghi.
Ci rechiamo poi a Caserta dove, alle 12,30 circa, è indetta nella sede della Camera del lavoro provinciale, una conferenza stampa sull’avvio dei campi di lavoro.
Comprendiamo meglio la portata di questa iniziativa nel territorio dove l’illegalità è profondamente radicata ed esprimiamo la nostra soddisfazione di poter dare il nostro contributo, seppur piccolo, e il nostro appoggio all’azione condotta dalle persone e dalle forze sane che ogni giorno si battono per la legalità.
Dopo una breve visita alla sede provinciale delle Spi veniamo invitati da Clea, segretaria generale, al pranzo presso una pizzeria del luogo.
Nel pomeriggio arrivano i volontari studenti che recuperiamo alla stazione di Aversa. Due vengono dal Veneto, uno da Torino e una ragazza da Milano. Si sistemano anche loro in una stanza di casa Bidognetti e provvedono subito alla pulizia del bagno al piano terra.
Nel pomeriggio incontro tra tutti i volontari, i responsabili di “Nero e non solo”, Clea dello Spi e l’assessore ai servizi sociali del Comune di Parete. Ci vengono date indicazioni operative sul lavoro dei prossimi giorni e abbiamo modo di approfondire il valore e il significato del nostro impegno

Martedì 2 luglio 2013
Oggi è il primo giorno in cui prepariamo sia il pranzo sia la cena. Per i ragazzi, invece, è il primo giorno di lavoro nei campi di Santa Maria La Fossa.
Quando ritornano, alle 13,30 circa, dato l’appetito accumulato, hanno modo di apprezzare avidamente il pranzo da noi preparato,
Il pomeriggio, dopo un riposo a casa Bidognetti, interessante incontro con Francesca Coleti, dell’Arci campana sullo sfruttamento lavorativo e la tratta di esseri umani.
Abbiamo modo di capire quanto profonda sia l’analisi dei problemi di questa terra fatta dai membri di questa associazione e quanto importante e serio sia il loro impegno operativo a fianco delle persone vittima della tratta a scopo sessuale e per lo sfruttamento lavorativo e contro le organizzazioni che lo praticano. Ci viene presentato il libro “Si può fare”. Molto vivo anche il dibattito aperto dopo l’introduzione di Francesca Coleti, nel quale possiamo apprezzare e comprendere la maturità degli studenti volontari che vi partecipano,
Si sente spesso dire che i giovani sono insensibili verso i problemi sociali ma qui si dimostra, invece, una realtà completamente diversa.

Mercoledì 3 luglio 2013
È previsto, per il pomeriggio di oggi, un incontro con la Cgil. Vi partecipano Clea, segretario generale dello Spi provinciale, e Angelo che fino a qualche anno fa è stato il responsabile del sindacato calzaturieri della Cgil di Caserta.
Si parla della lotta condotta da questo sindacato contro il precariato e il lavoro nero nel polo calzaturiero casertano, documentata anche in una puntata di Ballarò di qualche tempo fa di cui rivediamo la registrazione.
Nonostante i notevoli finanziamenti ricevuti dallo Stato dagli imprenditori calzaturieri per la costruzione di nuove fabbriche e l’acquisto di nuovi macchinari e il conseguente accordo sindacale per l’applicazione del contratto di lavoro nazionale, il lavoro nero e lo sfruttamento dei lavoratori ha continuato a prosperare. Da qui la battaglia della Cgil che, nonostante minacce di tipo malavitoso, ha saputo mobilitare i lavoratori, le istituzioni locali e le organizzazioni datoriali permettendo l’applicazione degli accordi sindacali e contrattuali e l’emersione dal lavoro nero per un migliaio di lavoratori.
È emerso, nel dibattito tra i presenti, l’approfondimento del tema dello sfruttamento lavorativo, dell’evasione contributiva e fiscale e della necessità di una lotta reale contro questi fenomeni che impediscono lo sviluppo economico del paese.
La sera, prima cena con le persone immigrate della zone. Non sono molte ma sappiamo che l’informazione sulla possibilità di cenare assieme non si è ancora diffusa. Si conta che ciò avverrà per le serate successive e che, pertanto, le presenze saranno più numerose.

Giovedì 4 luglio 2013
Dopo il normale pranzo di tutti i giorni con tutti i volontari, nel pomeriggio visitiamo una cooperativa di Castelvolturno che gestisce un bene confiscato alla camorra. Si tratta della cooperativa sociale “Altri orizzonti” che ha ribattezzato il bene “Casa di Alice”. Una donna ci spiega le attività che si svolgono in quella casa e ci fa comprendere quanto importante e valorosa sia la presenza di queste persone in un territorio che, considerato terra di droga, prostituzione e camorra, può liberarsi dai luoghi comuni, dai pregiudizi di cui è vittima e dalla illegalità.
Anna Cecere, coordinatrice, ci appare veramente come un gigante nel lavoro per la dignità di ciascuna persona, per la parità di diritti umani, per la legalità.
Dentro quella casa è presente una sartoria nella quale operano alcune immigrate che, utilizzando tessuti provenienti dall’Africa, producono capi di abbigliamento, tovaglie e altre confezioni per la casa davvero pregevoli.
C’è poi uno spazio riservato all’accoglienza di donne in difficoltà, un altro destinato al doposcuola, un altro ancora per i prodotti del banco alimentare e uno per la memoria delle vittime di camorra. Questo è, insomma, un luogo per il riscatto di molte persone vittime della tratta attuata dalla criminalità.
Siamo tutti concordi nel considerare Anna, Nello, Angelo e coloro che abbiamo conosciuto in questi giorni come i nuovi partigiani del nostro tempo.
La sera, dopo la cena con gli immigrati di Parete, ci ritiriamo davvero più ricchi di prima.

Venerdì 5 luglio 2013
A partire dalla serata di oggi la villa a schiera che avevamo chiamato casa Bidognetti è stata ribattezzata “Casa dell’impegno civile”. Abbiamo partecipato a una manifestazione pubblica nell’ambito di un festival itinerante che ha toccato e toccherà ancora per alcune settimane numerosi beni confiscati alla criminalità.
Ora è toccato anche al luogo in cui dimoriamo in questi giorni.
All’interno, al piano terra, una mostra che ricorda le vittime della camorra. Di alcune di queste, ci vengono presentati figli e famigliari.
È una cerimonia alla quale partecipano le autorità cittadine, l’assessore e il sindaco che abbiamo spesso incontrato in questi giorni, i rappresentanti di alcune organizzazioni sociali che si battono per la legalità e numerosi cittadini. Partecipano anche alcuni degli immigrati ai quali noi prepariamo ogni sera la cena.
Questo evento ha caratterizzato la giornata che avevamo trascorso normalmente con la preparazione del pranzo per i volontari e la cena per gli immigrati. Questo evento serale ci ha dato un’ulteriore possibilità di convincerci che in questa terra, pur martoriata dalla criminalità vivono organizzazioni, istituzioni e persone che abbiamo anche modo di conoscere, che lottano e si impegnano valorosamente per il suo riscatto.

Sabato 6 luglio 2013        
Stamattina, dopo essere passati al pronto soccorso dell’ospedale di Aversa a causa di un piccolo incidente a un piede occorso alla volontaria Beatrice, abbiamo visitato un caseificio artigianale dove si produce la mozzarella di bufala. Da queste parti esiste ancora una produzione di alta qualità di quello che alcuni chiamano l’oro bianco.
Accompagnati da un assessore del Comune di Santa Maria la Fossa, andiamo a visitare un’azienda agricola che fu un’eccellenza per questa zona: un paese nel paese, una borgata nella quale vivevano centinaia di persone che lavoravano circa 250 ettari di terreno agricolo. Questa azienda “La Balzana”, un tempo di proprietà della Cirio, dava da lavorare a molte persone; c’era la scuola, la chiesa, la casa del direttore e molte abitazioni per le famiglie dei lavoratori. Oltre all’agricoltura, si praticava l’allevamento delle bufale. Ora, tutto ciò è stato confiscato alla camorra ed è da anni in un terribile stato di abbandono e degrado.
Ci rendiamo conto di quali e quante siano le potenzialità di questo territorio per uno sviluppo reale e il proprio riscatto.
Visitiamo poi il municipio di Santa Maria la Fossa accompagnati dall’assessore che ci ha fatto da guida nella mattinata. Egli fa parte di un gruppo di persone che, dopo che il Comune per quindici anni non è riuscito ad avere un’amministrazione comunale a causa delle infiltrazioni camorristiche, hanno deciso di impegnarsi politicamente per la gestione del Comune stesso.
Nello ci conduce poi a visitare il terreno sul quale lavorano i nostri volontari, raccontandocene la storia e l’assegnazione a “Nero e non solo” dopo la confisca alla camorra.
Il pomeriggio, dopo un breve riposo, prepariamo, come sempre la cena per tutti.
Dopo cena assisto a un colloquio tra un gruppo di immigrati e Luca, membro dell’associazione. Parlano dello sfruttamento cui sono soggetti gli immigrati da parte dei caporali e dei padroni dei campi dove lavorano. Luca conosce bene i meccanismi di questo sfruttamento di fronte al quale solo un’azione comune di questi lavoratori può far raggiungere loro migliori condizioni di vita.
Comprendo con più precisione l’importanza del lavoro che “Nero e non solo” svolge tra gli immigrati e anche il valore del nostro contributo.


Domenica 7 luglio 2013
Oggi, giornata da turisti. Non si può venire nel casertano e non visitare la reggia di Caserta. Nello e Angelo ci accompagnano fino all’ingresso e abbiamo modo così di visitare con calma e piacere ciò che e visitabile della reggia. Non è il caso di descriverla qui.
Dopo la visita ci mangiamo una buona pizza e visitiamo la sede di “Nero e non solo”. Una vecchia chiesa sconsacrata che la curia di Caserta ha affidato in comodato d’uso all’associazione. Abbiamo modo di renderci conto del lavoro di assistenza praticato nei confronti degli immigrati e delle varie attività sociali e culturali che vi si svolgono.
La sera, dopo cena, a Parete, assistiamo anche a un filmato sulla storia dell’associazione e, con una certa emozione, visto che l’indomani partiremo ci congediamo da tutti gli amici con i quali abbiamo condiviso momenti davvero speciali.

Lunedì 8 luglio 2013
Quando siamo partiti da Portogruaro sapevamo di fare un’esperienza importante. Ne avevamo intuito il valore nell’incontro preparatorio di Due Carrare, nel padovano. Ma non ci rendevamo conto di quanto ricca potesse essere l’esperienza che andavamo a fare.
Abbiamo visto un territorio devastato dalla criminalità organizzata e da un’illegalità diffusa. Se ci fossimo andati da semplici turisti avremmo visto solo gli aspetti negativi di questi luoghi: sporcizia, dissesto, insicurezza e ciò ci avrebbe sicuramente fatto perdere ogni speranza.
Abbiamo conosciuto, però, persone meravigliose, associazioni e amministratori che sanno lavorare in rete per il riscatto sociale ed economico di questi territori, credendoci tenacemente e coraggiosamente.
È difficile esprimere a parole scritte le emozioni che abbiamo provato in questi giorni. Ci resta, comunque, la convinzione di far parte di una rete che ci unisce alle persone conosciute e a tutte le persone oneste e di buona volontà che si battono per la legalità ed il riconoscimento dei diritti.
Il rapporto che abbiamo avuto con i giovani della Rete degli studenti medi e l’amicizia nata tra di noi dimostrano che l’età delle persone non è certamente un impedimento alla collaborazione ed è, anzi, un elemento di reciproco arricchimento.
Ci siamo convinti che il contrasto alla criminalità può essere efficace soltanto se si sapranno unire tutte le forze sane di quei territori. Questo è il lavoro che stanno facendo l’Arci con le sue associazioni, tra le quali “Nero e non solo”, Libera con le sue cooperative, molti amministratori locali, altre associazioni impegnate su temi ecologici, la Cgil con i suoi militanti coraggiosamente impegnati contro il lavoro nero. Come esponenti dello Spi ci siamo sentiti parte di questo ampio schieramento che combatte per la legalità, per il riscatto e lo sviluppo di queste terre e dell’intero paese.




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