Domenica 30 giugno 2013
Siamo partiti da
Portogruaro nel primo pomeriggio diretti al campo di lavoro e solidarietà di
Parete e Santa Maria la Fossa nel Casertano. Siamo Pietro Anese, Alida
Bragatto, Luigina Pauletto, Loretta Piasentin e Rosanna Stefani; tutti
componenti il direttivo della lega Lemene dello Spi del Portogruarese. Siamo
convinti di essere diretti verso un lavoro importante ma molte sono ancora le
incognite rispetto alle persone che incontreremo, i luoghi in cui alloggeremo e
le difficoltà che potremo trovare.
Arriviamo ad Aversa, dopo nove
ore di viaggio, con circa quaranta minuti di ritardo. Alla stazione ci aspetta
Nello che, come previsto, per farsi riconoscere, porta un berrettino rosso simile
a quello che porto io fornitomi dallo Spi.
Saliamo sul furgoncino con
il quale arriviamo alla villa che fu di una delle amanti del boss della camorra
Bidognetti. Un alto cancello chiude l’accesso al residence costituito da una
serie di case a schiera tra le quali c’è anche quella di Bidognetti.
Ci aspettavamo una supervilla
separata da altre abitazioni e lussuosa: si tratta invece di una normale casa a
schiera tra tante altre. Il controllo del territorio – ci dice Nello – si fa
vivendo nel territorio e questo i boss lo sanno bene. All’interno di questa
abitazione del tutto normale c’è, però, una sala da bagno tutta di marmi, vasca
con idromassaggio e doccia sauna. Fiori finti adornano due colonnine foderate
di tessuto. Tutto molto lussuoso ma terribilmente kitsch. Ci colpisce anche il
tipo di imposte della casa: tutte in ferro massiccio e dotate tutte di
serrature di sicurezza. Ci rendiamo conto, però, che anche le altre abitazioni
del residence e del paese hanno lo stesso tipo di imposte. Si capisce così che
la preoccupazione per la sicurezza delle abitazioni sia, in questa zone, molto elevata.
Sappiamo che all’interno
della casa in cui ci troviamo, nascosto sotto terra, c’è un bunker dove
ripararsi in caso di irruzione dei carabinieri.
Vado subito alla ricerca
dell’accesso a questo bunker e lo trovo in un sottoscala sotto il pavimento del
garage. La cosa ci fa veramente impressione pensando alla vita del boss
braccato a 35 anni come una bestia
Veniamo a sapere, il
giorno dopo, che il suo arresto avvenne all’uscita di un lungo tunnel in mezzo
alla campagna che partiva proprio da quel bunker che ora noi perlustravamo alla
luce del nostro cellulare.
Bidognetti era il braccio
armato della camorra, Sandokan, invece, il gestore e il manovratore dei
capitali e dell’impero economico camorristico.
Lunedì 1° luglio 2013
Il mattino, dopo breve
colazione, visitiamo i locali della scuola dove si trova una ben attrezzata
cucina nella quale prepareremo i pasti per il gruppo di volontari e per gli
immigrati della zona.
Capiamo subito che ai
pranzi parteciperanno una quindicina di persone (i volontari), mentre la cena
sarà preparata per un nutrito numero (imprecisato) di immigrati che vivono nel
territorio e che, durante il giorno, lavorano prevalentemente nell’agricoltura
della zona.
Fra questi, molti soci
dell’associazione “Nero e non solo” che sta costituendo una cooperativa per
regolarizzare il loro lavoro.
Fare questo, in terra di
camorra, ci dicono essere una cosa burocraticamente e socialmente non facile e
che richiede tempi molto lunghi.
Ci rechiamo poi a Caserta
dove, alle 12,30 circa, è indetta nella sede della Camera del lavoro
provinciale, una conferenza stampa sull’avvio dei campi di lavoro.
Comprendiamo meglio la
portata di questa iniziativa nel territorio dove l’illegalità è profondamente
radicata ed esprimiamo la nostra soddisfazione di poter dare il nostro
contributo, seppur piccolo, e il nostro appoggio all’azione condotta dalle
persone e dalle forze sane che ogni giorno si battono per la legalità.
Dopo una breve visita alla
sede provinciale delle Spi veniamo invitati da Clea, segretaria generale, al
pranzo presso una pizzeria del luogo.
Nel pomeriggio arrivano i
volontari studenti che recuperiamo alla stazione di Aversa. Due vengono dal
Veneto, uno da Torino e una ragazza da Milano. Si sistemano anche loro in una
stanza di casa Bidognetti e provvedono subito alla pulizia del bagno al piano
terra.
Nel pomeriggio incontro
tra tutti i volontari, i responsabili di “Nero e non solo”, Clea dello Spi e l’assessore
ai servizi sociali del Comune di Parete. Ci vengono date indicazioni operative
sul lavoro dei prossimi giorni e abbiamo modo di approfondire il valore e il
significato del nostro impegno
Martedì 2 luglio 2013
Oggi è il primo giorno in
cui prepariamo sia il pranzo sia la cena. Per i ragazzi, invece, è il primo
giorno di lavoro nei campi di Santa Maria La Fossa.
Quando ritornano, alle
13,30 circa, dato l’appetito accumulato, hanno modo di apprezzare avidamente il
pranzo da noi preparato,
Il pomeriggio, dopo un
riposo a casa Bidognetti, interessante incontro con Francesca Coleti, dell’Arci
campana sullo sfruttamento lavorativo e la tratta di esseri umani.
Abbiamo modo di capire
quanto profonda sia l’analisi dei problemi di questa terra fatta dai membri di
questa associazione e quanto importante e serio sia il loro impegno operativo a
fianco delle persone vittima della tratta a scopo sessuale e per lo
sfruttamento lavorativo e contro le organizzazioni che lo praticano. Ci viene
presentato il libro “Si può fare”. Molto vivo anche il dibattito aperto dopo l’introduzione
di Francesca Coleti, nel quale possiamo apprezzare e comprendere la maturità
degli studenti volontari che vi partecipano,
Si sente spesso dire che i
giovani sono insensibili verso i problemi sociali ma qui si dimostra, invece,
una realtà completamente diversa.
Mercoledì 3 luglio 2013
È previsto, per il
pomeriggio di oggi, un incontro con la Cgil. Vi partecipano Clea, segretario
generale dello Spi provinciale, e Angelo che fino a qualche anno fa è stato il
responsabile del sindacato calzaturieri della Cgil di Caserta.
Si parla della lotta
condotta da questo sindacato contro il precariato e il lavoro nero nel polo
calzaturiero casertano, documentata anche in una puntata di Ballarò di qualche
tempo fa di cui rivediamo la registrazione.
Nonostante i notevoli
finanziamenti ricevuti dallo Stato dagli imprenditori calzaturieri per la
costruzione di nuove fabbriche e l’acquisto di nuovi macchinari e il
conseguente accordo sindacale per l’applicazione del contratto di lavoro
nazionale, il lavoro nero e lo sfruttamento dei lavoratori ha continuato a
prosperare. Da qui la battaglia della Cgil che, nonostante minacce di tipo
malavitoso, ha saputo mobilitare i lavoratori, le istituzioni locali e le
organizzazioni datoriali permettendo l’applicazione degli accordi sindacali e
contrattuali e l’emersione dal lavoro nero per un migliaio di lavoratori.
È emerso, nel dibattito tra
i presenti, l’approfondimento del tema dello sfruttamento lavorativo, dell’evasione
contributiva e fiscale e della necessità di una lotta reale contro questi
fenomeni che impediscono lo sviluppo economico del paese.
La sera, prima cena con le
persone immigrate della zone. Non sono molte ma sappiamo che l’informazione
sulla possibilità di cenare assieme non si è ancora diffusa. Si conta che ciò
avverrà per le serate successive e che, pertanto, le presenze saranno più
numerose.
Giovedì 4 luglio 2013
Dopo il normale pranzo di
tutti i giorni con tutti i volontari, nel pomeriggio visitiamo una cooperativa
di Castelvolturno che gestisce un bene confiscato alla camorra. Si tratta della
cooperativa sociale “Altri orizzonti” che ha ribattezzato il bene “Casa di
Alice”. Una donna ci spiega le attività che si svolgono in quella casa e ci fa
comprendere quanto importante e valorosa sia la presenza di queste persone in
un territorio che, considerato terra di droga, prostituzione e camorra, può
liberarsi dai luoghi comuni, dai pregiudizi di cui è vittima e dalla
illegalità.
Anna Cecere,
coordinatrice, ci appare veramente come un gigante nel lavoro per la dignità di
ciascuna persona, per la parità di diritti umani, per la legalità.
Dentro quella casa è
presente una sartoria nella quale operano alcune immigrate che, utilizzando
tessuti provenienti dall’Africa, producono capi di abbigliamento, tovaglie e
altre confezioni per la casa davvero pregevoli.
C’è poi uno spazio
riservato all’accoglienza di donne in difficoltà, un altro destinato al
doposcuola, un altro ancora per i prodotti del banco alimentare e uno per la
memoria delle vittime di camorra. Questo è, insomma, un luogo per il riscatto
di molte persone vittime della tratta attuata dalla criminalità.
Siamo tutti concordi nel
considerare Anna, Nello, Angelo e coloro che abbiamo conosciuto in questi
giorni come i nuovi partigiani del nostro tempo.
La sera, dopo la cena con
gli immigrati di Parete, ci ritiriamo davvero più ricchi di prima.
Venerdì 5 luglio 2013
A partire dalla serata di
oggi la villa a schiera che avevamo chiamato casa Bidognetti è stata
ribattezzata “Casa dell’impegno civile”. Abbiamo partecipato a una
manifestazione pubblica nell’ambito di un festival itinerante che ha toccato e
toccherà ancora per alcune settimane numerosi beni confiscati alla criminalità.
Ora è toccato anche al luogo
in cui dimoriamo in questi giorni.
All’interno, al piano
terra, una mostra che ricorda le vittime della camorra. Di alcune di queste, ci
vengono presentati figli e famigliari.
È una cerimonia alla quale
partecipano le autorità cittadine, l’assessore e il sindaco che abbiamo spesso
incontrato in questi giorni, i rappresentanti di alcune organizzazioni sociali
che si battono per la legalità e numerosi cittadini. Partecipano anche alcuni
degli immigrati ai quali noi prepariamo ogni sera la cena.
Questo evento ha
caratterizzato la giornata che avevamo trascorso normalmente con la
preparazione del pranzo per i volontari e la cena per gli immigrati. Questo
evento serale ci ha dato un’ulteriore possibilità di convincerci che in questa
terra, pur martoriata dalla criminalità vivono organizzazioni, istituzioni e
persone che abbiamo anche modo di conoscere, che lottano e si impegnano valorosamente
per il suo riscatto.
Sabato 6 luglio 2013
Stamattina, dopo essere
passati al pronto soccorso dell’ospedale di Aversa a causa di un piccolo
incidente a un piede occorso alla volontaria Beatrice, abbiamo visitato un
caseificio artigianale dove si produce la mozzarella di bufala. Da queste parti
esiste ancora una produzione di alta qualità di quello che alcuni chiamano l’oro
bianco.
Accompagnati da un
assessore del Comune di Santa Maria la Fossa, andiamo a visitare un’azienda
agricola che fu un’eccellenza per questa zona: un paese nel paese, una borgata nella
quale vivevano centinaia di persone che lavoravano circa 250 ettari di terreno
agricolo. Questa azienda “La Balzana”, un tempo di proprietà della Cirio, dava
da lavorare a molte persone; c’era la scuola, la chiesa, la casa del direttore
e molte abitazioni per le famiglie dei lavoratori. Oltre all’agricoltura, si
praticava l’allevamento delle bufale. Ora, tutto ciò è stato confiscato alla
camorra ed è da anni in un terribile stato di abbandono e degrado.
Ci rendiamo conto di quali
e quante siano le potenzialità di questo territorio per uno sviluppo reale e il
proprio riscatto.
Visitiamo poi il municipio
di Santa Maria la Fossa accompagnati dall’assessore che ci ha fatto da guida
nella mattinata. Egli fa parte di un gruppo di persone che, dopo che il Comune
per quindici anni non è riuscito ad avere un’amministrazione comunale a causa
delle infiltrazioni camorristiche, hanno deciso di impegnarsi politicamente per
la gestione del Comune stesso.
Nello ci conduce poi a
visitare il terreno sul quale lavorano i nostri volontari, raccontandocene la
storia e l’assegnazione a “Nero e non solo” dopo la confisca alla camorra.
Il pomeriggio, dopo un
breve riposo, prepariamo, come sempre la cena per tutti.
Dopo cena assisto a un
colloquio tra un gruppo di immigrati e Luca, membro dell’associazione. Parlano
dello sfruttamento cui sono soggetti gli immigrati da parte dei caporali e dei
padroni dei campi dove lavorano. Luca conosce bene i meccanismi di questo
sfruttamento di fronte al quale solo un’azione comune di questi lavoratori può
far raggiungere loro migliori condizioni di vita.
Comprendo con più
precisione l’importanza del lavoro che “Nero e non solo” svolge tra gli
immigrati e anche il valore del nostro contributo.
Domenica 7 luglio 2013
Oggi, giornata da turisti.
Non si può venire nel casertano e non visitare la reggia di Caserta. Nello e
Angelo ci accompagnano fino all’ingresso e abbiamo modo così di visitare con
calma e piacere ciò che e visitabile della reggia. Non è il caso di descriverla
qui.
Dopo la visita ci mangiamo
una buona pizza e visitiamo la sede di “Nero e non solo”. Una vecchia chiesa
sconsacrata che la curia di Caserta ha affidato in comodato d’uso all’associazione.
Abbiamo modo di renderci conto del lavoro di assistenza praticato nei confronti
degli immigrati e delle varie attività sociali e culturali che vi si svolgono.
La sera, dopo cena, a
Parete, assistiamo anche a un filmato sulla storia dell’associazione e, con una
certa emozione, visto che l’indomani partiremo ci congediamo da tutti gli amici
con i quali abbiamo condiviso momenti davvero speciali.
Lunedì 8 luglio 2013
Quando siamo partiti da
Portogruaro sapevamo di fare un’esperienza importante. Ne avevamo intuito il
valore nell’incontro preparatorio di Due Carrare, nel padovano. Ma non ci rendevamo
conto di quanto ricca potesse essere l’esperienza che andavamo a fare.
Abbiamo visto un
territorio devastato dalla criminalità organizzata e da un’illegalità diffusa.
Se ci fossimo andati da semplici turisti avremmo visto solo gli aspetti
negativi di questi luoghi: sporcizia, dissesto, insicurezza e ciò ci avrebbe
sicuramente fatto perdere ogni speranza.
Abbiamo conosciuto, però,
persone meravigliose, associazioni e amministratori che sanno lavorare in rete
per il riscatto sociale ed economico di questi territori, credendoci
tenacemente e coraggiosamente.
È difficile esprimere a
parole scritte le emozioni che abbiamo provato in questi giorni. Ci resta,
comunque, la convinzione di far parte di una rete che ci unisce alle persone
conosciute e a tutte le persone oneste e di buona volontà che si battono per la
legalità ed il riconoscimento dei diritti.
Il rapporto che abbiamo
avuto con i giovani della Rete degli studenti medi e l’amicizia nata tra di noi
dimostrano che l’età delle persone non è certamente un impedimento alla
collaborazione ed è, anzi, un elemento di reciproco arricchimento.
Ci siamo convinti che il contrasto
alla criminalità può essere efficace soltanto se si sapranno unire tutte le
forze sane di quei territori. Questo è il lavoro che stanno facendo l’Arci con
le sue associazioni, tra le quali “Nero e non solo”, Libera con le sue cooperative,
molti amministratori locali, altre associazioni impegnate su temi ecologici, la
Cgil con i suoi militanti coraggiosamente impegnati contro il lavoro nero. Come
esponenti dello Spi ci siamo sentiti parte di questo ampio schieramento che
combatte per la legalità, per il riscatto e lo sviluppo di queste terre e dell’intero
paese.
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