venerdì 28 giugno 2013

La forza del sole


Anche quest’anno si torna nei campi della legalità organizzati da Arci, Cgil, Spi insieme all’Unione degli universitari e alla Rete degli studenti medi, in collaborazione con Libera. Nei terreni agricoli, nelle aziende e negli immobili confiscati alle mafie si respira aria pulita.


Lasciati libri scolastici e zaino in spalla migliaia di giovani anche quest’anno migrano verso i campi della legalità. Niente ferie e vacanze sul pattino, ma giornate di duro lavoro volontario. Per tutta l’estate gruppi di ragazzi e ragazze si alternano nei campi della legalità organizzati da Arci, Cgil e Spi e si trasformano in contadini, giardinieri, cuochi e muratori. Stessa missione per i pensionati, sulle cui spalle oltre alla conduzione della cucina, grava un compito in più: trasferire ai giovani la memoria delle battaglie intraprese per i diritti civili e del lavoro. Una domanda sorge allora spontanea: perché lo fanno? Perché – è la risposta che danno in tanti – credono che questa sia la via per riscattare certe zone del paese da uno dei fardelli più duri da scrollarci di dosso: l’illegalità che soffoca ogni volontà e sforzo per lo sviluppo della nostra Italia.
Dieci i campi. Quest’estate tutti questi giovani fanno turni di una settimana in dieci campi: Torchiarolo e Cerignola in Puglia, Parete in Campania, Campolongo in Veneto, Campisirago in Lombardia, Polistena e Isola Capo Rizzuto in Calabria, Isola del Piano nelle Marche, Corleone e Canicattì in Sicilia. Poi ci sono cinque laboratori antimafia: Catania, Riace in Calabria, Bari, Lecco e Ventimiglia. Le attività sono diversificate: lavoro agricolo, risistemazione del bene confiscato, formazione e incontri con il territorio. Ovunque lo Spi è impegnato con i suoi volontari, anche di più dell’anno scorso. «Il nostro obiettivo – spiega Ivan Pedretti, segretario nazionale dello Spi – è diffondere una cultura fondata sulla legalità e la giustizia sociale da contrapporre alla sottocultura della violenza, del privilegio e del ricatto mafioso. Ricostruire una realtà sociale ed economica sulla cittadinanza attiva e la solidarietà è possibile, ma serve una volontà diffusa di essere protagonisti e di voler tradurre questo impegno in un’azione concreta di responsabilità e di condivisione».
Il punto di forza dell’iniziativa dello Spi è la sua volontà di lotta e il suo bagaglio di memoria che diventano segni tangibili del cambiamento necessario che si deve contrapporre alla mafia. «Occorre spezzare il legame esistente tra il bene posseduto e i gruppi mafiosi – continua Pedretti – intaccandone il potere economico e marcando il confine tra l’economia legale e quella illegale».

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